martedì 30 ottobre 2012

Tratto da "Lettere ad un popolo incompreso".

Undicigennaioduemiladodici


Proprio ora, oggi, torni ad esser ferito, questioni difficili tra chi ti comanda e coloro che ci fanno credere che vorrebbero salvarci, salvandoti,mentre in realtà cercano solo la tua energia nera e le tue monete d’oro.
Sono felice di aver rispettato l’appuntamento con te, anche se prima di partire il timore degli altri voleva scongiurare il nostro incontro.
Sai, la tua reputazione da queste parti


non è delle migliori e ho capito che soffri per questo ma purtroppo il nostro mondo è fatto di rincorse al potere,
di scalate al successo travestite da lotte per la democrazia ed effimera civiltà.
Ci hai aperto le tue strade trafficate e le tue vie rosse di argilla e porterò con me il blu delle tue moschee, i tetti di Yadz, mentre berrò il tuo te con il tuo zucchero strampalato con il narghilè in mano. Hai provato a farmi smettere di fumare nicotina, e con te, ci sono quasi riuscita per sentirmi migliore e per evitare le sgridate di chi trova il gesto offensivo per una donna per bene… che se non fosse una costrizione, sarebbe certamente una concezione giusta e di buon senso.
Del resto, lo sai anche tu, non sei libero ma lotti per apprezzare le tue leggi quando credi siano giuste e accetti quelle ingiuste coltivando dentro di te sogni di cambiamento, di emancipazione, di apertura verso il nuovo, di ritorno alle tue vecchie abitudini pre rivoluzione.
Mi hai regalato un’infinità di sguardi, di sorrisi intensi di code dell’occhio attente, comprensive talvolta diffidenti tra le ombre delle stoffe che mi coprivano il capo.
Mi hai fatto sentire vera e me, nonostante la mancanza dei miei riccioli o dei vari orpelli con cui noi ci dilettiamo per sentirci più attraenti e ci hai fatto sentire noi nonostante l’assenza di baci e abbracci in mezzo alla strada, ci hai unito con le nostre gambe che ti hanno attraversato a lungo e con i nostri cuori stupiti dalle sorprese che ci hai fatto trovare.
Non saprò mai come ringraziarti per coloro che hai messo al nostro fianco, per tutte le Maryam, gli Ali, i Mohammed che hanno disteso per noi tappeti rossi, stracolmi di datteri e pistacchi e aperto le loro case parlando di fede, politica, amore e amicizia, facendoci
capire quanto sia simile l’animo umano davanti a ciò che conta davvero.
Non avrei immaginato che tu potessi essere così generoso, ospitale, sicuro e colto.
Ora sono qui, ho tolto il tuo velo ma non il tuo ricordo, e vorrei tanto che anche altri ti conoscessero e provassero sulla propria pelle quanto è sempre bene non fidarsi del giudizio dato da altri, soprattutto se gli altri ormai si credono i benefattori destinati a portare la propria verità in tutti gli altri mondi possibili.
Auguro a te di trovare la libertà che meriti e auguro a noi di fare miglior uso della libertà che abbiamo.
Se si può avere tutto ma non si sa cosa scegliere, se si può dire tutto ma non siamo capaci di ascoltare gli altri, se si può andare ovunque ma ovunque si è colonizzatori, se si può essere davvero se stessi ma si sceglie l’omologazione, se si può essere informati ma crediamo solo ad una faccia della medaglia,
se tutto questo, mi domando che uso stiamo facendo da questo lato del globo della libertà che abbiamo conquistato.
Spero di rivederti presto, khoda hafez.
Merci, grazie IRAN.